La gentilezza non è debolezza: è una competenza professionale

 

Abbiamo tutti presente quel collega che, quando provate a chiedergli qualcosa (non necessariamente un favore: qualsiasi cosa), non vi ascolta neanche: per istinto, ringhia immediatamente che non può, non spetta a lui, non è il momento, “mandami una mail“.

E voi non avete neanche avuto il tempo di parlare: e dire che volevate soltanto offrirgli un caffè alla macchinetta

E abbiamo tutti presente quel partner (fornitore, cliente, giornalista, …) che, gelido, chiosa ogni mail con la sigla

Grz.

Non mi venga a dire, questo partner, che lo fa per risparmiare tempo: è più credibile il tredicenne che spergiura di usare su WhatsApp “k” invece di “ch” per lo stesso motivo.

Lo fa piuttosto perché “grz” è meno impegnativo di “grazie“. Ne è la versione liofilizzata, astratta e meccanizzata. Emendata del suo valore semantico: un borbottio sibilato tra i denti solo perché imposto dalla liturgia.

Grazie” (intero, pieno, bello) è una parola mite: e la mitezza, nel dorato mondo della comunicazione, è da troppi considerata un disvalore, un concetto così contiguo a quello di “debolezza” da sovrapporsi quest’ultima.

Ecco, io mi ribello a questa visione del mondo: non certo per un francescanesimo da anima bella fuori tempo massimo (sarebbe ridicolo: so stare al mondo), ma per una questione economica di somma algebrica costi-benefici. La questione non è morale: è professionale.

Il collega che vi interrompe con aggressività ottiene dal suo comportamento un piccolo vantaggio sul breve/brevissimo periodo (chiederemo al suo vicino di scrivania e non a lui il favore di cui abbiamo bisogno), a prezzo di uno svantaggio molto più consistente sul medio/lungo termine: arriverà il momento in cui sarà lui ad avere bisogno di noi. Arriverà: ah, se arriverà.

Stesso principio nei rapporti con il mondo esterno all’agenzia. Il mio obiettivo è che i nostri interlocutori arrivino a pensare:

Lavorare con Inspire Communication è facile e piacevole.

Se qualcuno deve chiamarmi al telefono, non voglio che l’idea di comporre il mio numero sia causa di stress. Se qualcuno vuole chiedermi un favore, non voglio che la sola prospettiva sia per lui fonte di ansia.

Stiamo lavorando per impostare in questo modo il nostro modo di porci e di lavorare.

La gentilezza è a tutti gli effetti assimilabile a una competenza professionale. Anche se pochi, ancora, se ne sono accorti.

Andrea Donna

 

 

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