Buondì, asteroidi e famiglia… Se il genio schiaccia gli haters!
Dopo l’instant marketing della pagina Facebook di Taffo (di cui parliamo in questo articolo) arrivano le pubblicità di Buondì Motta!
Nooooo. Cioè sììì.
Insomma, ditemi che l’avete visto: Motta, dopo avere lanciato la pubblicità in cui un asteroide colpisce la mamma (odiosa) della bambina (odioserrima) e poi il sequel in cui il solito salvifico asteroide spaccia anche il papà (odiosamente fesso), sparando la bambina petulante e querula nella quarta dimensione (si spera), ha postato su Facebook un’app in cui ci si può divertire a far cadere sulla testa della mammina qualunque oggetto si desideri.
Volete un esempio? Eccolo:
Tutto questo già prima della terza puntata, nella quale si inserisce un personaggio ancora più insopportabile, alla fine (giustamente) spiaccicato da un meteorite un po’ anomalo.
Apriti cielo!
È proprio il caso di dirlo. In ogni nodo della rete si sono aperte polemiche sulla triste fine della mamma, perché non era stata ancora pubblicata la seconda parte della storia e gli haters non potevano essere a conoscenza della triste fine riservata al papà della pestifera protagonista.
La famiglia non si tocca
È il grido che si leva dagli angoli del web, sui giornali.
Un gran rumore, perfino più di quanto si aspettassero le giovani volpi della Saatchi&Saatchi, una delle maggiori agenzie mondiali, forse la maggiore, che qui in Italia ha girato spot come quello della Lexus Hybrid con il manager terrorizzato durante una prova in pista, e soprattutto quello meraviglioso dell’integration day di Coordown, una perla tutta da vedere qui.
E’ interessante analizzare la violenza delle reazioni a uno spot che rovescia non il concetto di famiglia, ma alcuni luoghi comuni. Certo, una buona parte degli attacchi allo spot arriva dagli haters di professione, gente che direbbe male anche dei propri genitori (a proposito di famiglia) pur di sparare a zero sul web per il puro piacere di farlo.
Ma ci sono state anche delle critiche ragionate, da prendere in considerazione. Tutte incentrate sul fatto che la mamma viene schiacciata da un meteorite e che non è positivo, in fin dei conti, fare vedere ai bambini, ovviamente destinatari della pubblicità, che la mamma muore.
Un’argomentazione violentemente efficace
Perché si basa su un assunto universalmente condivisibile: non è bello fare morire una mamma davanti alla sua bambina.
Come si può non condividerla?
Già. Non si può. Ma non è questo il punto. Letteratura per bambini, cinema, cartoni animati, fumetti, sono pieni di tragedie famigliari, di genitori che trapassano crudelmente, di matrigne arpie, di orfanotrofi orribili, di malattie, sangue e dolore. Esempi a migliaia, pensateci: da Candy Candy a Oliver Twist, da Belle e Sebastien al libro Cuore. Su, su. Il problema vero è che ci dà fastidio che si siano scomodate le grandi paure della vita per fare pubblicità a una brioche.
Però la pubblicità, la creatività, è proprio questo: andare a scavare nelle menti delle persone per cercare un argomento che li coinvolga e li colpisca tutti. Sovvertire i luoghi comuni, presentare la realtà al contrario, in modo speculare, è una delle armi più efficaci, se utilizzata correttamente, in mano ad artisti e creativi fin dalla notte dei tempi: senza scomodare serpenti parlanti e mele ingannevolmente ghiotte e gustose, pensiamo alla commedia latina, dall’Asino d’oro in poi “castigat ridendo mores”.
I creativi di Saatchi hanno scelto di ribaltare la realtà quotidiana, di rendere una bimba stucchevole nella sua perfezione estetica insopportabilmente odiosa con una sola frase e una mamma così arpia da negare alla figlia il suo agognato e soffice Buondì, per non parlare del papà così tonto da non rendersi conto di che cosa sia appena capitato alla moglie, cadendo nel suo stesso, petulante, errore.
Negare che esista una colazione gustosa, leggera e sana è delitto capitale. Esiste, ed è il mio prodotto
Capito, genitori?
Geniale, nell’esecuzione, nel tratteggio dei personaggi, nella capacità di prendere a calci una società che approva ogni tipo di violenza alla famiglia tradizionale, quella del Mulino Bianco che certa pubblicità continua a propinarci. E’ straordinario come l’immaginario della società si distacchi dalla realtà che la stessa società sta creando per dare sfogo ai propri fini: da una parte nega dignità alla famiglia tradizionalmente intesa, addirittura invoca a gran voce l’inutilità di mamma, o papà, nell’educazione dei figli, ma s’indigna violentemente quando una pubblicità, ovviamente in forma ironica e un po’ metaforica, mette in luce il declino dell’idea di famiglia.
Vabbè, lasciamo chiudere a un personaggio che di ironia è maestro: