Se avete anche voi lavorato nel mondo della comunicazione, probabilmente vi ritroverete in questo elenco. Se non avete mai fatto questa esperienza, forse lo troverete comunque divertente. E scoprirete qualche gustoso dietro le quinte di ogni conferenza stampa che si rispetti.

«Ricevuto, grazie»

«Ricevuto» oppure «Grazie» è la risposta che qualche giornalista, puntualmente, vi dà dopo aver ricevuto, via email, l’invito alla conferenza stessa. Grazie al c…o, diceva il poeta. Amico mio, che cosa intendi con “grazie“? «Grazie, ci sarò»? Oppure: «Grazie, non mi interessa»? Non è dato sapere. Anzi, sì: nove volte su… nove, chi (non) risponde in questa maniera alla fine alla conferenza non si presenta.

«È previsto il buffet?»

Ve lo chiede il giornalista-tartinaro rispondendo alla vostra telefonata il giorno prima dell’evento. Ingenui voi, che speravate in un semplice «Ci vediamo domani»….

Interminabile scaletta

Abbiamo un’ora. Sappiamo che l’attenzione della platea comincia a calare dopo trenta minuti. Allo scadere dei sessanta minuti, peraltro, dobbiamo tassativamente sbaraccare la sala perché c’è un altro evento. Stare nei tempi è FON DA MEN TA LE. Eppure, c’è sempre il cliente che vuole inserire in scaletta interventi più o meno di chiunque. «È importante dare spazio a questa persona, parlerà solo cinque minuti…» Peccato che sia la sesta “persona importante che parlerà solo cinque minuti“: vogliamo fare una conferenza di un’ora e mezza?

Il balletto dell’allestimento

Questa dinamica si verifica quando la conferenza stampa è congiunta: i due uffici stampa, in fase di allestimento, si scrutano, si studiano, cercano di impressionarsi l’uno con l’altro. «Non metterlo lì, mettilo qui, il roll-up» è la frase tipo che lancia la sfida: se l’altro obbedisce, avrete vinto (un mappamondo, avrete vinto: rendetevi conto, piuttosto, cari colleghi, che impressionare gli altri addetti stampa è assolutamente inutile ai fini del vostro lavoro).

«A che ora arrivano i giornalisti?»

Naturalmente, la domanda è retorica: arriva, puntuale come la sfiga (cioè leggermente in anticipo), nell’ultima mezz’ora prima dell’inizio dell’evento. Il cliente, in realtà, lo sa benissimo “a che ora arrivano i giornalisti“. Ma lo chiede lo stesso, per sfogare la propria ansia. Facendola, piccolo e trascurabile effetto collaterale, aumentare a voi.

«Dove sono i giornalisti?»

Versione estrema della precedente: la domanda è in questi termini formulata se, a dieci minuti dall’inizio dell’evento, non si è ancora presentato nessuno.

«Perché non è venuto Tizio?»

“Tizio” è un vecchio barone del giornalismo cittadino. Non scrive un pezzo da dieci anni e non partecipa a un evento da venti. Il cliente che fa questa domanda lo sa benissimo, naturalmente. Ma allora, perché lo chiede? Vedere ai punti precedenti.

Il pacco dell’ultimo minuto

L’sms arriva un minuto prima dell’inizio della conferenza: «Carisssssssimo, scusa, ho avuto un problema con il bus, temo che non riuscirò a esserci, visto il traffico di Milano». Carisssssssimo, facciamo finta, per puro amore della discussione, che le tue parole siano credibili: se un problema con il bus a un minuto dall’inizio di un evento ti impedisce di parteciparvi, hai un problema grave di percezione del tempo e uno ancora più grave di organizzazione. Diciamo piuttosto, dunque, che si tratta di una ridicola scusa?

Il microfono che non funziona

«Chi è che ha scelto questo postaccio, come location?» chiederà il cliente se il microfono non funziona in una venue scadente. «Com’è possibile che succeda questo in un hotel cinque stelle?», chiederà il cliente se il microfono non funziona in una venue di alto profilo. Avete capito, vero, qual è il fil rouge? Esatto, il non funzionamento del microfono: un’evenienza neanche quotata alla Snai.

«Perché fate ancora le conferenze stampa…?»

«…Le conferenze non funzionano più». A dirlo è lui: il giornalista-prezzemolino, sempre presente, manco a dirlo, a tutte le conferenze stampa.

Andrea Donna

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